Articolo tratto da Slowzine n. 5- dicembre 2020
Erano tante le speranze riversate nella Politica agricola comune da coloro che hanno a cuore l’agroecologia.
Per questo il voto di ottobre del Parlamento europeo è stato una doccia fredda per Slow Food e per tutto il mondo dell’ambientalismo militante, oltre che per migliaia di piccoli produttori, agricoltori, allevatori e pescatori. Una sconfitta per tutti che mette seriamente a rischio l’European Grean Deal e le speranze di una transazione ecologica a cui la Commissione europea sembrava aver dato avvio, pensando la crescita economica del continente non in contraddizione con scelte più ambiziose dal punto di vista ambientale.
L’European Grean Deal si basa su due strategie importanti, la Farm to fork e la strategia per la biodiversità.
Il piano decennale Farm to fork, pubblicato a fine maggio 2020, è la proposta legislativa elaborata dalla Commissione europea con l’ambizioso obiettivo di cambiare il sistema alimentare europeo per renderlo più sostenibile e ridurne l’impatto. Viene coinvolta l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo cercando di perseguire gli obiettivi propri della transazione ecologica: produzione alimentare sostenibile, sicurezza alimentare, sostenibilità della filiera alimentare, promozione del consumo di cibi sostenibili e sostenere abitudini alimentari sane, ridurre lo spreco alimentare, combattere le frodi alimentari. L’elemento veramente innovatore della strategia Farm to fork era affrontare in un unico piano settori diversi ma coevi come l’agricoltura, l’alimentazione, l’ambiente e la gestione di risorse e territorio, la salute e il commercio.
Un percorso che prevedeva investimenti in ricerca e innovazione, elaborazione dati, sviluppo di nuove competenze e condivisione di conoscenze. La transizione esprimeva anche in modo preciso alcuni obiettivi specifici per il 2030 in merito alla riduzione dei pesticidi (meno 50%), al deterioramento del suolo (riduzione del 20% fertilizzanti), riduzione del 50% della vendita di antimicrobici per animali di allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura, trasformare il 25% dei terreni agricoli convenzionali in biologici.
Farm to fork avrebbe poi a cascata influenzato le politiche dei singoli stati obbligati a rispettare gli obiettivi stabiliti dalla Commissione. Non era una proposta perfetta, debole soprattutto nella lotta ai pesticidi e per l’inclusione del concetto di nuovi OGM. Ma sicuramente era un’occasione importante
La strategia per la biodiversità, parallelamente, si pone l’obiettivo di bloccare la perdita della biodiversità negli ecosistemi europei. Una strategia di questo tipo per l’EU avrebbe importanti ricadute anche sul resto del mondo da una parte attraverso la cooperazione internazionale, dall’altra per le politiche commerciali che coinvolgerebbero i Paesi terzi.
Vista la sua importanza economica (è finanziata a partire dal 2022 con 400 miliardi di euro) il mondo ambientalista chiedeva a gran voce che la PAC fosse riformata e diventasse una espressione dell’European Grean Deal. Quanto è stato votato il 23 ottobre è stato invece visto come un compromesso al ribasso, non all’altezza delle ambizioni delle strategie Farm to fork e biodiversità 2030. Il modello agricolo finanziato è quello che contribuisce alla crisi climatica e alla perdita della biodiversità, sostenendo agricoltura intensiva e allevamento industriale.
Solo una forte volontà politica da parte della Commissione europea può rimettere in discussione il voto del Parlamento. Per questo le associazioni ambientaliste si sono subito riunite nella coalizione Cambiamo Agricoltura per sensibilizzare l’opinione pubblica e farne giungere le richieste fino alle istituzioni europee. Ogni stato inoltre ha ora la possibilità di mettere a punto i propri Piani strategici seguendo o meno direzioni innovative o conservative. Purtroppo i parlamentari italiani hanno votato in modo sostanzialmente compatto la nuova PAC e anche la maggior parte dei media nazionali ha salutato il voto della PAC come un momento positivo. La coalizione Cambiamo Agricoltura ha redatto un decalogo per una PAc più sostenibile che è visionabile sul sito www.cambiamoagricoltura.it
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