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Cibo, pace e solidarietà con Slow Food Trentino



Grazie a il T quotidiano ogni due venerdì, Slow Food Trentino cura a partire dal 14 febbraio 2025 una rubrica sulla pagina Terra Madre. Questo articolo è stato pubblicato il 29

 agosto 2025

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L’attenzione di Slow Food Trentino per le filiere locali del cibo, per la biodiversità di specifici ecosistemi alpini e per il sostegno ai produttori di piccola scala di ogni singola valle, esiste nel contesto di una associazione internazionale e delle interconnessioni che essa mantiene vive. La presenza di Slow Food in 150 Paesi del mondo ci richiama costantemente alla responsabilità di inserire ogni azione locale in un orizzonte globale. Soprattutto oggi che, con drammatica evidenza, il cibo — simbolo concreto di pace, ospitalità, condivisione e unione — è straziato e trasformato in strumento di esclusione, di dominio, di morte.


Slow Food Trentino è da sempre impegnata sui temi della povertà alimentare, delle disuguaglianze legate al cibo, delle migrazioni e della giustizia climatica. I diversi progetti sono oggi riuniti in un unico percorso, “Cibo, pace e solidarietà”, nato da un laboratorio di co-progettazione svoltosi in occasione del ricordo della Pastasciutta antifascista dei Fratelli Cervi, il 25 luglio scorso.


Sono stati individuati tre i ambiti di riflessione, strettamente intrecciati tra loro.

Il primo riguarda i contesti in cui viviamo: anche nel nostro Trentino, il cibo buono, pulito e giusto emargina una parte crescente della popolazione. È necessario sbrogliare il paradosso per cui il cibo costa troppo poco per chi lo produce, e troppo per chi non ha i mezzi economici per permetterselo. Le politiche locali del cibo, già attive in molte città italiane, cercano di ricomporre queste contraddizioni, nel difficile tentativo di superare la logica del paternalismo e dell’elemosina L’educazione alimentare, i mercati contadini, la lotta allo spreco possono rappresentare i primi vettori per dare centralità al diritto al cibo.


Il secondo ambito riguarda la relazione tra crisi climatica, migrazioni e sistemi alimentari.  Tra coloro che non hanno accesso al cibo buono, pulito e giusto, troviamo spesso persone che arrivano da aree del pianeta rese inabitabili della crisi climatica. Sovranità e sicurezza alimentare sono erose giorno dopo giorno dall’avanzare della desertificazione, dall’impoverimento dei suoli, dal prosciugamento delle fonti, da eventi meteorologici estremi, dal controllo sui semi di grandi gruppi multinazionali. Un’emergenza che solo in apparenza ci porta lontano: ad ogni grado di aumento della temperatura, diventa inospitale per un miliardo di persone una fascia di pianeta abitata da centinaia di anni (ricerca condotta dall’Università di Exeter). Il fenomeno migratorio si è già innescato e ha portato milioni di persone a raggiungere le grandi metropoli dove dovranno essere ripensate le food policy in un contesto ancora del tutto inesplorato. Moltitudini in fuga a causa della crisi climatica raggiungeranno l’Italia e l’Europa.  Per Slow Food è fondamentale dare un volto e una identità ai migranti: non considerarli come flussi, ma come persone, con saperi, competenze, culture. Il cibo può diventare un ponte potente: parla di origini, di realizzazione e vocazione, di relazioni, di futuro. Percorsi di formazione e inserimento lavorativo in ambito agroalimentare, ad esempio nella pastorizia, sono strumenti concreti per costruire prospettive comuni e favorire un incontro di saperi. Pensare di intervenire sulle cause strutturali della crisi climatica appare sempre più un’utopia, ma Slow Food è impegnata, con azioni di advocacy a livello locale ed europeo, nel difficile tentativo di mitigarne gli effetti. La salvaguardia della biodiversità e la promozione dell’agroecologia sono le prime armi della transizione ecologica, unico argine a questa diaspora forzata. Ma sono ingredienti importanti per affrontarla anche l’accoglienza e il rispetto, da coltivare lavorando sulle reti migranti, sostenendo progetti legati al cibo nelle diverse comunità migranti, favorendo la pluralità in ogni contesto.


Infine, il percorso “Cibo, pace e solidarietà” affronta la questione più lacerante: il cibo trasformato in strumento di guerra.  Dalla sottrazione intenzionale di risorse alimentari alla popolazione considerata nemica, fino al boicottaggio e alle sanzioni che colpiscono le produzioni agricole e le filiere locali. E ancora, nelle nuove e inaudite declinazioni che i mezzi di informazione ci consegnano – con grande difficoltà - da Gaza: l’esca del cibo usata per colpire i civili, l’impossibilità di nutrirsi senza mettere a rischio la vita. Fino all’umiliazione degli aiuti lanciati dagli aerei, che trasforma anche quel gesto in un ulteriore atto di sopraffazione coloniale, disumanizzando ancora una volta il popolo palestinese. Slow Food Trentino ha deciso di cogliere ogni occasione di incontro pubblico per denunciare una violenza che si colloca tra le pagine più nere della nostra Storia. Slow Food Trentino ha inoltre aderito a due campagne di raccolta fondi. Una volta a creare una scuola primaria nel villaggio di Khallet Taha, in Cisgiordania, l’altra a sostegno delle azioni del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Il suo Cancellerie, Padre Davide Abuna, ha confermato di raggiunge decine di migliaia di persone, di ogni fede e di ogni età, in estrema difficoltà a Gaza ma anche in Cisgiordania e a Gerusalemme.


Così ogni visita, ogni Laboratorio del Gusto, ogni conferenza dedicata al buono, pulito e giusto potrà portare un aiuto concreto. Ogni azione di Slow Food riaffermerà con forza che il cibo non è un privilegio, non è uno strumento di potere né un mezzo di dominio, il cibo non deve dividere né ferire. È invece nutrimento per ciascuno di noi, per le nostre comunità, per la natura con la quale deve essere prodotto in armonia. Il cibo, soprattutto, può avere una forza straordinaria nel nutrire la pace. Rivendicare il diritto universale a un cibo buono, pulito e giusto significa opporsi a chi usa la fame come arma e denunciare la sottomissione a logiche meramente economiche di ogni aspetto della vita sociale significa opporsi all’iniqua spartizione della ricchezza che è all’origine di sofferenze, ingiustizie e conflitti.   Significa rispettare gli ecosistemi, le risorse e la loro limitatezza, riconoscendo l’urgenza di un nuovo equilibrio con la nostra Terra Madre comune.

 

 
 
 

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@ 2025 Slow Food Trentino Alto Adige Südtirol

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