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Consigli di lettura di maggio


in collaborazione con Elisa + Federico duepuntilibreria@gmail.com

della libreria due punti di Trento, Via San Martino 78




Tea rooms

Luisa Carnés

- edizioni alegre -


Tea rooms è un racconto scritto da una proletaria che lavora servendo il cibo e prendendosi cura di clienti arroganti, sentenziosi o capricciosi, che esigono un sorriso da voi anche quando siete alla seconda ora di straordinario non pagato.

Tea rooms è il romanzo di una donna che scrive con il rumore delle stoviglie che sbattono sul lavello e che vede i propri sogni di riscatto sociale andare in frantumi come una tazzina da caffè caduta a terra ogni volta che deve sorridere a un cliente che si siede a un tavolo non perché ha sete ma perché deve ostentare il suo potere d’acquisto.

Tea Rooms è stato scritto nella Spagna degli anni Trenta e da allora non è cambiato nulla nel mondo della ristorazione, spiace dirlo.

Scegliere il futuro

Christiana Figueres e Tom Rivett-Carnac

- edizioni Tlon -


Pianeta Terra, anno 2050.

Le nazioni non hanno mantenuto gli impegni presi, le emissioni di carbonio non sono diminuite e il riscaldamento globale ha reso il pianeta un posto invivibile, scosso da rivolte politiche e fenomeni naturali catastrofici.

Questo scenario può ancora essere evitato. Attraverso un’analisi dei rischi, delle possibilità che ci restano e un decalogo di attivismo civico, Christiana Figueres e Tom Rivett-Carnac, artefici dell’Accordo di Parigi del 2015, delineano le basi per salvare il pianeta e scegliere così il futuro che ci aspetta. Di fronte a una situazione ogni giorno più fosca, l’alternativa per la sopravvivenza del pianeta passa dalla consapevolezza che è arrivato il momento di cambiare le nostre abitudini, di pensare al nostro mondo come a un complesso sistema in cui è necessario fare la nostra parte. Sopravvivere alla crisi climatica è possibile, ma dipende da molti fattori, primo tra tutti dal nostro agire responsabile.


Noi schiavisti

Valentina Furlanetto

- editori Laterza -


Gli spaccapietre cinesi, i braccianti macedoni, le badanti ucraine, i rider africani, i bengalesi nei cantieri navali, gli allevatori sikh. Da una parte la necessità delle aziende di competere a livello globale sui mercati, dall’altra la rivoluzione digitale, da un’altra ancora la possibilità di usufruire di servizi e merci a prezzi bassi ci portano a nuove forme di schiavismo, più sottili, più opache, talvolta legalizzate. Attraverso le storie e le testimonianze di questi lavoratori emerge un paese che utilizza gli schiavi perché servono a tutti: ai padroni, ma anche ai consumatori che vogliono spendere meno, a chi si oppone agli sbarchi ma poi assume manovalanza in nero, a chi sostiene idee progressiste ma poi usufruisce di prodotti sottocosto grazie alla manodopera sottopagata. Nessuno può chiamarsi fuori: né la politica, né i grandi sindacati, né le istituzioni, né i cittadini consumatori, né le aziende.

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