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Il mondo delle Osterie d’Italia raccontato al MUSE: oltre 300 partecipanti alla presentazione della Guida Slow Food 2026

Più di trecento persone hanno partecipato martedì 21 ottobre alla presentazione della Guida Osterie d’Italia 2026 di Slow Food Editore a Trento. Le grandi sale del MUSE hanno ospitato una folla curiosa di scoprire il mondo di osti e ostesse presenti nella trentaseiesima edizione della guida che racconta la ristorazione informale legata al territorio del nostro paese.

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La conferenza di presentazione, condotta dal giornalista Paolo Castignani, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti. Carlo Bogliotti, amministratore della casa editrice, e responsabile editoriale della guida, ne ha sottolineato il carattere corale: oltre 200 collaboratori che nel corso dell’anno visitano, in incognito, più di duemila locali. Non giudici, anzi, cronisti di storie di famiglia e di comunità, dove la qualità e il mangiar bene è il filo conduttore, ma a farla da padrone è l’attenzione per la materia prima, la conoscenza del territorio e dei produttori che lo abitano, il ruolo centrale della trasmissione ai propri ospiti di tutto questo valore. Raoul Tiraboschi, vice presidente di Slow Food Italia, è invece intervenuto per riaffermare l’importanza delle food policy, per sviluppare politiche locali del cibo in grado di affermare una alimentazione sana e sostenibile, dalla ricezione scolastica, alla spesa quotidiana che ogni cittadino deve potersi permettere. Percorsi attivati ormai in più di cento città italiane che richiedono visione e competenze che Slow Food Italia sta mettendo in campo con numerosi comuni e istituzioni, dalla Sicilia alle Alpi.



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Tommaso Martini, presidente di Slow Food Trentino Alto Adige APS, ha fatto il punto sul sistema osterie in Trentino: «La situazione trentina fotografata dalla scorsa edizione, era caratterizzata da una forte incertezza, segnata dalla chiusura di alcune realtà storiche e dalla rinuncia a nuovi progetti. Il 2026 si apre invece in un clima diverso, con l’attesa di nuove aperture e di ritorni significativi.  Ma dobbiamo rinnovare l’appello per riuscire a coinvolgere di più il mondo della formazione nella trasmissione di un modello di ristorazione che è un patrimonio essenziale del Trentino. Sono 30 – ha proseguito - le osterie in Guida, distribuite nelle varie valli. Di queste otto premiate con il riconoscimento della “chiocciola”, a indicare una particolare capacità di esprimere i valori di una osteria ed essere di esempio».


Tra le premiate sei riconferme: Maso Santa Romina a Canal San Bovo, Locanda delle Tre Chiavi a Isera, Boivin a Levico Terme (con Riccardo Bosco che per l’anno che si conclude è stato insignito del riconoscimento Oste dell’anno a livello nazionale), Lusernarhof a Luserna, Nerina a Romeno e Ciasa dò Parè a Soraga. Due le novità: Maso Palù a Brentonico e il ritorno dell’Osteria Storica Morelli di Pergine Valsugana. Proprio a quest’ultima è stato dedicato un momento speciale. L’anno scorso, dallo stesso palco, Fiorenzo Varesco, lo storico gestore, aveva lanciato un appello. Giunto ormai alla pensione voleva consegnare l’osteria a qualcuno che sapesse mantenere vivo il lavoro fatto in tanti anni e la rete di produttori-amici costruita giorno dopo giorno. Da aprile la sfida è stata racolta da Nicola Masa e Fabio Ferro, a raccontare l’impegno dei nuovi gestori e dei soci che li accompagnano Michele Andreaus, che insieme ad amici imprenditori ha posto le basi al progetto. Nel corso della presentazione nazionale della Guida (che si è tenuta a Torino il giorno prima), l’osteria di Canezza di Pergine ha ricevuto un altro prestigioso riconoscimento con l’assegnazione del premio “Ostinati”: «la vicenda di una piccola comunità strettasi attorno al locale, che non solo ha salvato l’insegna storica e d’eccellenza, ma ha saputo porre le basi, in maniera creativa e affettiva, per una nuova avventura in continuità con il passato, garantendo il passaggio generazionale in mancanza di un appiglio famigliare». Due nuove segnalazioni completano il quadro: dalla Val di Sole la Corte dei Toldi e, tra i locali quotidiani, il locale annesso all’azienda agricola Gino Pedrotti di Cavedine.

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L’inserto dedicato alle malghe Trentine è una parte dal forte valore politico della sezione trentina della Guida. È curato anche quest’anno da Francesco Gubert e Marta Villa che, dal palco del MUSE, hanno ricordato come il numero di malghe che proseguono nel presidiare l’alta montagna e gli alpeggi vada riducendosi di anno in anno. Un allarme che non riguarda solo la scomparsa di attività economiche e di sapori, ma che coinvolge saperi trasmessi da generazioni, che ha a che fare con la custodia della biodiversità, con la qualità del paesaggio e il rischio che fondamentali servizi ecosistemici possano venir meno.

A Marta Villa, nel ruolo di vice presidente di Slow Food Trentino e di antropologa dell’Università di Trento, anche il compito di ricordare l’impegno dell’associazione nel percorso “Cibo, pace, solidarietà”, sottolineando l’importanza di riaffermare in ogni momento la centralità del cibo come strumento di pace, convivialità, costruttore di relazioni e di ponti. Azione che Slow Food Trentino persegue animando una fitta rete di collaborazioni come ha ricordato nel suo intervento il rettore dell’Università di Trento Flavio Deflorian.

Per il terzo anno la presentazione della Guida Osterie è il momento per consegnare il riconoscimento “Oasi di fraternità” che Slow Food Trentino ha istituito ispirandosi alle riflessioni del pensatore francese Edgar Morin. A riceverlo quest’anno i ragazzi e i coordinatori del progetto dell’Orto di Terra Gaia della Cooperativa Cs4 di Pergine «per aver dato al cibo un significato sempre nuovo e un valore sociale, della parte della natura, delle persone e delle relazioni». Con loro sul palco il coordinatore dei Cuochi dell’Alleanza di Slow Food, Paolo Betti, che da sempre cura i rapporti tra l’associazione e il progetto sociale dell’orto.

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In chiusura l’intervento di Fabrizio Cucchiaro, coordinatore per il Trentino della guida Slow Wine, che ha presentato una fotografia del complesso momento che sta attraversando il settore vitivinicolo, tra la necessità di ripensare modelli commerciali e di consumo e la sfida della sostenibilità.

La serata è poi proseguita tra i piani del museo con una grande degustazione: venti osterie trentine, affiancate da ospiti veneti e lombardi, hanno raccontato la propria cucina, accompagnate dai vignaioli trentini con i vini autoctoni Nosiola ed Enantio, e dalla birra artigianale Impavida. I produttori dei Presìdi Slow Food hanno offerto un viaggio nei sapori del territorio: miele di alta montagna, Casolet della Val di Rabbi, Sole e Pejo, e le noci bleggiane. Il mondo del caffè era rappresentato da I Druper, mentre la Comunità Slow Food per la cultura dell’olio extravergine ha chiuso la serata con un dolce abbinamento tra oli trentini e gelato artigianale. L’invito è di andare a trovare osti e ostesse nelle valli del Trentino e aiutarli ogni giorno a tener vivi i sistemi locali del cibo nei quali si inseriscono. 

 
 
 

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