top of page

Advocacy, solidarietà, coinvolgimento ed ecosistemi: restituzioni focus group



Tavolo Advocacy: come rendere efficace il contributo della nostra associazione nel dibattito pubblico e politico sulla transizione ecologica?


Facilitatore Raoul Tiraboschi, Vice presidente Slow Food Italia

Portavoce Clarissa Ferrari, SFYN Trentino



Per assumerci la responsabilità di fare advocacy dobbiamo informarci. Una volta fatto questo possiamo pensare di iniziare a lavorare a livello locale, quindi creiamo una nostra identità locale, realizziamo un nostro manifesto locale (cosa che abbiamo già) per creare una vera e propria identità che al momento non abbiamo molto e non viene percepita molto. Una volta creata l'identità locale, si va ad agire a livello nazionale.


Questo perché? Perché vogliamo essere coerenti, sia a livello locale che nazionale, quindi vogliamo comunicare tra di noi e raggiungere gli stessi obiettivi e per fare questo però dobbiamo fare una rete di reti, quindi dobbiamo connettere all'interno del nostro territorio e cercare di ramificarsi il più possibile. per farlo serve prendere una posizione vera e propria, e mantenere una coerenza sia a livello locale, personale e nazionale.

Come lo facciamo? Lo facciamo, ottenendo quindi credibilità a livello locale e nazionale. Necessaria anche una certa lungimiranza, nel senso che in questo modo riusciamo a pianificare anche in tempistiche più lunghe, anche di dieci/vent'anni e creiamo una percezione di Slow Food diversa e più consapevole.


Come facciamo? Lo facciamo comunicando non solo sulle piattaforme classiche, ma anche su quelle un po' più giovanili. Poi, aumentando il dialogo; quindi creando un dialogo non solo tra di noi interno, ma anche finalmente esterno con le persone del posto, creando delle comunità, ma delle comunità che siano comunque più inclusive, nel senso che sul fondo non deve essere un'esclusività, un club esclusivo e eliminatorio.


Insomma, non deve allontanare le persone ma le deve invogliare a venire da noi a conoscerci, a parlare con noi, a capire chi siamo e quindi dobbiamo essere più inclusivi possibile. E tutto questo a cosa porta? Porta a una consapevolezza di cos'è Slow Food, che cosa fa. Non siamo un edificio, non siamo un catering, le persone lo devono capire e facendo così dovremmo riuscire a creare consapevolezza a livello sia locale, territoriale, nazionale.



Tavolo Coinvolgimento: il socio Slow Food come attivista militante, in quali valori si riconosce, per quali cause combatte, con quali strumenti?


Facilitatore Marta Villa, Vice presidente Slow Food Trentino Alto Adige

Portavoce Claudio Valenti, SFYN Trentino


Siamo partiti dalla domanda relativi al socio Slow Food come attivista militante, domandandoci, in quali valori si riconosce? Per quali cause combatte? Con quali strumenti?

Abbiamo cercato di scorporare questa domanda riflettendo innanzitutto sull'argomento socio, nel senso di inquadrare il socio come attivista militante; dopodiché siamo passati a riflettere sugli argomenti dei valori delle cause che muovono l'attivista e quali strumenti l'attivista usa per portare avanti la propria causa.

Rispetto alla definizione attivista militante riconosciamo che non tutti i soci Slow Food si riconoscono in questa definizione. C'è chi ricopre riveste un ruolo più passivo, più da fruitore, che sposa i valori, ma è meno impegnato a livello concreto e ci si è domandati se l'accostamento di queste due parole potesse essere addirittura obsoleto. Obsoleto, magari no, ma forse è più corretta la parola attivista; un'attivista nel pensiero ma anche nei fatti. Quindi abbiamo riconosciuto questa doppia dimensione, una dimensione di impegno personale, una dimensione di impegno concreto con azioni per cercare di avvicinare nuove nuove persone Una definizione che vorrebbe essere inclusiva e che per l'appunto cerca di incontrare l'altro perché ci siamo detti innanzitutto che Slow Food esiste come come rete di di persone dove il cuore sta nella relazione, che si cerca di instaurare tra questi individui.


I valori del socio Slow Food che abbiamo individuato riguardano la convivialità, lo stare a tavola assieme, il valore del tempo, un tempo per apprezzare i prodotti ma anche il lavoro e le persone che hanno contribuito a portare quel cibo in tavola. E poi i valori di uguaglianza, l'ideale per un benessere personale, psicofisico, un diritto al piacere. Importante poi una maggiore consapevolezza di tutto ciò che sta attorno a un prodotto e la consapevolezza della necessità di un cambiamento, che in parte è già in atto.


Le cause che muovono il il socio Slow Food che abbiamo individuato sono motivazioni legate a un voler rallentare, a una possibilità di portare sul territorio delle azioni di adattamento e mitigazione nei confronti della crisi climatica. In primis la tutela della biodiversità. Il socio Slow food vuole “cambiare il mondo”, è necessario capire su quali temi il socio Slow Food può concentrarsi.

Gli strumenti sono quelli che abbiamo incontrato nei lavori dell’Assemblea a partire da una moltitudine di progetti che sì svolgono, per quanto riguarda anche una dimensione collettiva, ma anche la scelta personale che ciascuno compie. importante è anche la partecipazione ad eventi come come questo. Il prodotto in sé è uno strumento per entrare in relazione, per raccontare una storia, una tradizione, una memoria per poter emozionare l'altra persona. La collaborazione è fondamentale anche intergenerazionale. Infine vanno utilizzati gli strumenti della comunicazione.


Tavolo Solidarietà: cibo buono, pulito, giusto per tutti: nella sfida di un destino comune come può Slow Food non dimenticarsi degli “ultimi”?


Facilitatore Tommaso Martini, presidente Slow Food Trentino Alto Adige

Portavoce Andrea Terra, direttivo Slow Food Valle dell’Adige Alto Garda


La prima domanda da porsi è verso chi indirizziamo la solidarietà. Va di volta in volta declinata parlando degli ultimi che vivono nella nostra società, senza un tetto e senza lavoro, di coloro che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Ma solidarietà anche verso i migranti e anche al di fuori del nostro territorio, nei luoghi di guerra o di emergenza o in quelle parti del mondo che non hanno il grado di benessere che conosciamo. Senza dimenticare anche i piccoli produttori.


Innanzitutto abbiamo ragionato sulla coscienza delle problematiche che sono presenti sui territori, ma che sono universali, perché abbiamo scritto tutta l'umanità, individuando anche alcune chiavi che possono aiutarci a superarle, partendo dal presupposto che è centrale per noi promuovere il cibo buono, pulito, giusto per tutti. Sono emerse considerazioni su quanto sia importante l'inclusività, quanto sia importante lo scambio, il dialogo, per per appunto. Per esercitare la solidarietà è fondamentalmente il rispetto reciproco che si si collega con quello che è il il rispetto e la cultura del del rispetto che si riesce a trasmettere attraverso il cibo.


Per Slow Food è fondamentale che nessuno venga lasciato indietro, per cui siamo tutti sulla stessa barca come recita il titolo del libro di Giorgio Brizio che è stato presentato da Slow Food nella primavera del 2022.

Una delle modalità per essere solidali ha a che fare con l’elemosina che sappiamo avere dei risvolti non sempre positivi e che sembra più rispondere al bisogno di pulirsi la coscienza. Rimangono comunque importanti le collaborazioni con il Banco Alimentare perché cercano di dare valore a ciò che viene donato. Una forma importante di solidarietà passa della formazione e dall’educazione, strumenti di una politica solidale. Ricordiamo alcune forme in cui era organizzato anche il territorio in passato, quale quello delle regole, dei beni collettivi.

Sul tema delle nuove povertà una delle possibili strade è quella dell’auto produzione che permette di ottenere cibo di alta qualità spendendo poco e investendo il proprio tempo. Certo è una modalità che richiede formazione. Potrebbe anche aprirsi ad altre culture e colture e avere quindi anche un ruolo di incontro e integrazione.

Destinatari della solidarietà possono essere anche i piccoli produttori. ne sono un esempio le CSA, le comunità di sostegno all'agricoltura oppure di una forma di consorzio tra produttori e consumatori. Riguardano le riflessioni sulla solidarietà alcune importanti tematiche come quelle relative allo spreco o alla destinazione della spesa.

La solidarietà deve essere una costante nell’azione di Slow Food e permearne l’azione. Nei momenti di emergenza, tuttavia, Slow Food può sfruttare la propria ramificazione in tutto il mondo per attivare azioni mirate di raccolta fondi e di beni da affidare ai nodi della rete stessa che conoscono i territori, le persone, le esigenze reali.


Ala, portavoce della Comunità dei produttori e co-produttori dello zafferano di Qa’en, ha raccontato come Slow Food può farsi portatrice di una forma di solidarietà che non è meramente economica. Ha raccontato dell’importanza che ha avuto per la cooperativa di donne coinvolte nel suo progetto l’orgoglio di essere conosciute e apprezzate in Italia. Un orgoglio che si è trasformato in energia e ha dato una carica importantissima per proseguire il proprio lavoro.

Questa forza la hanno anche i Presidi Slow Food se intesi come comunità di produttori.

Davanti a un tema così urgente e grave è necessario pensare come “mettere a terra” le idee affinché non rimangano solo dei buoni propositi ma siano reali linee guida nell’azione quotidiana dell’associazione.



Tavolo Ecosistemi: come intrecciare relazioni con gli ecosistemi che ci circondano o che, da lontano, affrontano le stesse nostre sfide?


Facilitatore Michele Nardelli

Portavoce Nicolò Avi, SFYN


Noi avevamo la parola ecosistemi e siamo partiti piuttosto che dare una definizione a questo termine, invece, cercare di collocarlo in questo dato contesto storico, abbiamo un po 'evidenziato la differenza che c'è tra un'emergenza climatica, ovvero quanto è dichiarata attualmente e una crisi, essenzialmente sta nei tempi di azione e reazione di questo fenomeno, essendo che un'emergenza è un fenomeno che deve essere risolto nell'immediatezza, mentre una crisi è un fenomeno che si prolunga nel tempo.


Abbiamo visto che queste crisi di cui noi siamo sicuramente vittime, sono anche frutto di una connessione di più crisi, quindi siamo arrivati a definirci in un momento di poli crisi. Abbiamo fatto un esempio concreto a cui tutti siamo molto tra virgolette affezionati, ovvero quello del Vaia. Abbiamo visto come un apparentemente semplice crisi climatica che abbiamo visto sul nostro territorio insomma,, si è poi ramificata, diciamo in altre conseguenti crisi. Cioè essendo partiti da quello che era in sé un ciclone tropicale, abbiamo comunque verificato sul territorio un indebolimento generale naturale, dato anche dalla presenza del bostrico nella maggior parte dei boschi trentini. Poi un'altro problema può essere quello dell'impermeabilizzazione del suolo causata da tutte le cadute degli aghi di Pino. E poi, ovviamente quello che avevamo riscontrato tutti è la crisi sociale, ovvero, tutti i disagi che ha causato a livello di società e questo ciclone. Ci siamo accorti di come una crisi inedita abbia bisogno di una soluzione rapida e anche questa inedita, e abbiamo fatto tutti riferimento e tutti ci siamo ispirati al valore dal quale da un problema si deve per forza di cose tirar fuori una sorta di soluzione. Abbiamo visto che pur essendoci un grandissimo aspetto negativo su quello che può essere una crisi climatica, comunque, si può trovare un'opportunità di riscatto come può essere per Vaia, magari il disboscamento può essere comunque un'opportunità per il popolamento delle Valli, può essere comunque un'opportunità del del trovare gli spazi per far pascolare animali, un'opportunità per far crescere nuove specie autoctone anziché quelle che abbiamo voluto per forza instaurare appunto nel nostro territorio. Abbiamo ribaltando quello che è un equilibrio tra uomo e natura, ribaltando tempi storici e biologici. Abbiamo valutato il il fattore del progresso che viene spesso quasi idolatrato e seguito alla cieca ma forse è proprio il “ritorno alla terra” quello che potrebbe essere invece una soluzione più efficace e rapida per il recupero di un ecosistema come come può essere anche il nostro. In conclusione, più che indicare azioni concrete, da poter proporre direttamente ai vari soci o direttivo di Slow Food, ma troviamo che il linguaggio con con il quale si comunicano queste crisi o emergenze climatiche deve essere alla base dell'informazione. Abbiamo visto che solo tramite un dialogo ”tranquillo” che non sottovaluti ma non crei allarmismi, si può comunque ottenere una consapevolezza molto più piena e meno impaurita.





55 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page