Un'altra idea di mondo: Assemblea Slow Food a Roma
- SlowFoodAltoAdigeSüdtirol
- 24 lug
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Grazie a il T quotidiano ogni secondo e quarto venerdì del mese, Slow Food Trentino cura a partire dal 14 febbraio 2025 una rubrica sulla pagina Terra Madre. Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio

«L’asse del mondo si è spostato, l’Occidente non è più il centro del mondo: ci sono storie, logiche, opportunità che stanno molto lontano da noi. Leggiamo però queste nuove esperienze con chiavi di lettura tutte nostre, mentre esistono contesti più capaci di interpretarle. Come può essere declinato l’impegno multilaterale in un mondo multi plurale? Come costruiamo un nuovo equilibrio? Non so se basteranno le istituzioni per fare questo cambiamento, quel che viene fuori dalla società e dall'azione di Slow Food per un'altra idea di mondo è un sussulto prezioso come è preziosa la vostra prova di partecipazione e attivismo». con queste parole Maurizio Martina, vicedirettore della FAO, ha partecipato all’inaugurazione dei lavori dell’Assemblea di Slow Food Italia che si è svolta a Roma, proprio nel palazzo dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
Seicento delegati provenienti da tutta Italia si sono confrontati su temi ambiziosi e complessi che connettono il sistema alimentare alle urgenze dei nostri giorni e alle sfide del futuro. “Un’altra idea di mondo” l’audace titolo dell’evento che ha registrato l’intervento di più di cinquanta delegati dei territori, oltre a ospiti e relatori per elaborare insieme il ruolo dell’associazione che nel 2026 compirà 40 anni, attualmente rappresentata in 160 paesi del mondo.
Crisi climatica, giustizia alimentare e accesso al cibo buono, pulito e giusto per tutti, guerre e migrazioni, aree interne, reddito di contadinanza sono state le tematiche ricorrenti. La visione di Slow Food emersa nel susseguirsi degli interventi ha mostrato una trama fitta di azioni che capillarmente irradiano i territori. Come ha ricordato Luciana Castellina, testimone di altre idee di mondo che hanno ispirato il Novecento, «i territori sono il solo posto da dove iniziare a ricostruire la democrazia». Ne è emersa una mappa altra del nostro paese, costellata di Mercati della Terra aperti a progetti sociali e di inclusione, orti scolastici intesi quali comunità di apprendimento, reti tematiche che uniscono produttori di legumi o grani tradizionali in contesti lontani geograficamente ma vicini nell’affrontare le sfide quotidiane. Progetti volti a contrastare l’omologazione del gusto, pensati per educare i nostri sensi alla diversità. Protocolli di intesa e proposte di legge per difendere la biodiversità e i contadini che la coltivano, anche proiettando il loro lavoro nel futuro delle nuove professioni rurali e nella necessità di pensare all’innovazione tecnologica accessibile a tutti e non solo ai capitali dell’agroindustria. Nel rilanciare la proposta dell’educazione alimentare come materia scolastica si è ribadito l’intento di non proporre solo modelli alternativi ma modelli che possano diventare prevalenti. Su tutto la consapevolezza che un’altra idea di mondo passa da un’altra idea di cibo, come ha affermato nel suo intervento Nicola Perullo, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Slow Food a Pollenzo.
Forte il messaggio di pace del Presidente di Slow Food International Edie Mukiibi, trentanovenne ugandese, che ha voluto porre l’attenzione su tutti i conflitti in corso, compresi quelli dimenticati nel continente africano: «Il cibo è l’esempio perfetto di scambio culturale, di crescita attraverso la migrazione e la condivisione. Per questo, prendersi cura gli uni degli altri, attraverso questa grande famiglia globale che è Slow Food, deve essere la nostra priorità, al di là di ogni confine». Carlo Petrini, il fondatore del movimento, ha ricordato le azioni concrete messe in atto nei contesti più difficili da gruppi Slow Food in ogni parte del mondo, capaci di lavorare con la gente per la gente, per cambiare dal basso. «Quello che mangiamo diventa noi», ha chiosato Petrini, non solo attraverso processi biologici, ma determinando in modo diretto i contesti ambientali e sociali in cui viviamo. Dal cibo violato e trasformato in arma di guerra, per affamare, ricattare e colpire direttamente i palestinesi, al cibo che deve garantire reddito ai contadini, essere sano per tutte e tutti e sfamare gli ultimi nelle nostre città. Lo ha riaffermato Raoul Tiraboschi, vice presidente Slow Food Italia da anni impegnato sui temi delle food policy urbane: «Lavorare con le politiche locali del cibo rappresenta essere a fianco delle famiglie per una dieta sana nelle scuole e a casa, dei produttori nei mercati della terra per un reddito dignitoso e un riconoscimento sociale e politico, dei politici eletti nell'accompagnare i processi di crescita e decisionali per le strategie di medio e lungo periodo, delle persone e famiglie in difficoltà che possono avere un sostegno alimentare, dei luoghi di distribuzione e vendita di cibo affinché si riduca la piaga dello spreco, delle scuole con una educazione alimentare sempre più presente e esperienziale, della ricerca universitaria a partire da Pollenzo e dalle collaborazioni importanti con le altre realtà nazionali e internazionali, perché ci sia una stretta connessione con la realtà sociale».
Paolo Betti, intervenuto come coordinatore dei Cuochi dell’Alleanza Slow Food per il Trentino Alto Adige, ha riaffermato l’importanza di cuochi e osterie nei sistemi locali del cibo delle aree montane, con la loro capacità di sostenere economie familiari, stimolare un turismo di qualità, offrire servizi ai residenti, raccontare il territorio e farlo conoscere: un ruolo fondamentale per rendere desiderabile la restanza e con essa contribuire a mantenere abitate e vive le aree interne. Al contempo Betti ha rivolto un appello ai colleghi cuochi di tutta Italia per pensare a nuove geografie e interagire per ecosistemi «Oggi è necessario che i Cuochi dell’alleanza del Lago di Garda, ad esempio, ragionino insieme per affrontare sfide comuni che vanno dalla tutela delle risorse ittiche alla valorizzazione pesci minori, dal coordinamento con i pescatori ai problemi legati all’overtourism, dall’acquacultura intensiva ai cambiamenti climatici. Possiamo fare lo stesso ragionamento per un ecosistema altrettanto complesso come quello delle Dolomiti».
Un secondo intervento trentino ha riguardato il latte crudo e le produzioni casearie di piccola scala. Argomento complesso che richiede un grande sforzo da parte di tutti i soggetti. Questa produzione, si è ribadito, deve essere legata ad altissimi standard igienici e di benessere animale e, al contempo, alla presa di coscienza della necessità di comunicare in modo chiaro i possibili rischi connessi all’assenza di pastorizzazione per soggetti fragili e bambini. Solo in questo modo potrà continuare a dare senso alle produzioni identitarie della montagna (e non solo), determinando la differenziazione di gusto in grado di conferire il valore aggiunto necessario per la sostenibilità economica di molte piccole realtà. Trasferendo aromi e sapori di prati e pascoli al formaggio nel rispetto delle irrinunciabili necessità di salute pubblica.
Nella risonanza di idee e azioni che ha echeggiato nel palazzo della FAO, è emersa la consapevolezza di un destino comune: i problemi delle terre alte si riflettono nel dramma delle piccole marinerie familiari dell’Adriatico — dove il moscio, mitile simbolo della Riviera del Conero, sta scomparendo — così come nei terreni agricoli del Molise, insidiati da speculazioni legate all’eolico. Nella violenza di pratiche che deturpano il territorio in Veneto, nell’arrivo sui mercati di nuovi OGM nati per essere evolutivamente perdenti. Per tornare sempre al dramma dei nostri giorni: il grido di aiuto delle popolazioni coinvolte nelle guerre. Su tutto però l’impegno e la fiducia, alimentata dall’attivismo di Slow Food e di tante realtà associative pronte ad agire “un’altra idea di mondo”.
L’Assemblea ha anche nominato il nuovo consiglio direttivo di Slow Food Italia composto da Barbara Nappini, presidente, Federico Varazi, Luca Martinotti, Francesco Sottile, Raoul Tiraboschi.
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