in collaborzione con Elisa + Federico duepuntilibreria@gmail.com
della libreria due punti di Trento, Via San Martino 78
Articolo tratto da Slowzine n. 8 - marzo 2021
Il numero 8 di Slowzine è consultabile online in formato pdf (alta definizione 27mb - bassa definizione)
Geoetica
a cura di Silvia Peppoloni e Giuseppe Di Capua
Donzelli editore
Riconnetterci con la Terra e con la terra. Questo il monito che il filosofo Bruno Latour ci rivolge per contrastare il cambiamento climatico e per modificare radicalmente il nostro modello di sviluppo, evidentemente insostenibile.
Nel libro che presentiamo il tema viene ulteriormente approfondito spiegando come la frattura tra umani e natura possa essere ricomposta attraverso quella che viene definita geoetica. La geoetica considera la Terra un sistema di relazioni complesse, di cui l’uomo è parte integrante e attivo modificatore dei sistemi socio-economici. Ma «cos’è che ci rende umani?», si chiede Telmo Pievani nella Prefazione al volume. Da quando è comparso sulla Terra, l’uomo non fa che modificarla a suo piacimento. Eppure, scrive Pievani, «non siamo solo invasivi, siamo anche creativi. Immaginiamo mondi nella nostra testa». Il problema è che abbiamo perso quella facoltà. Non abbiamo molto tempo.
Elogio dell’ospitalità
di Priya Basil
Il Saggiatore
In questo tempo ci è “impedito” di frequentare bar e ristoranti, ma anche di invitare qualcuno che non sia riconoscibile come congiunto. Da questa condizione di sospensione della socialità deriva anche l’impossibilità di donare, offrire, accogliere. Siamo distanziati e di conseguenza meno socievoli.
La teoria non può sostituire l’esperienza concreta, ma bisogna fare di necessità virtù e introdursi nel libro di Priya Basil da questo punto di vista aiuta moltissimo. Ci racconta con ironia e schiettezza che cosa significa essere ospitali e come usare la condivisione del cibo per imparare a stare insieme, al di là di ogni differenza e diffidenza. Perché il cibo abita le nostre vite. Ci sfama, ci sostenta, ci appaga. E, se inatteso e bizzarro, può anche stupirci e spaesarci, proprio come chi non conosciamo: l’altro da noi, il forestiero che bussa alla nostra porta e ci chiede di entrare.
L’eros gastronomico
di Tullio Gregory
Laterza
«Se chiedo il bollito non voglio il piatto che richiama concetti di carni bollite, ma un carrello dei bolliti». Tullio Gregory, filosofo, ma anche grande gourmet, tuona così contro la cucina creativa in nome della grande tradizione gastronomica italiana, di cui resta poca traccia nella cultura d’oggi. Si deve, al contrario, ritrovare il senso di una civiltà della cucina, perché a tavola – come diceva lui – c’è «davvero quella verità intera, piacevole, morbida e profumata che possiamo non solo contemplare ma anche gustare». Attraverso racconti su alcuni alimenti e consigli di lettura, decaloghi del perfetto gastronomo e indicazioni di cottura, questo libro traccia il percorso della ‘civiltà del gusto’ e del piacere della tavola. Solo in questo modo sarà possibile riconquistare il patrimonio di tradizioni enogastronomiche che è parte integrante della nostra storia e recuperare la gioia del convito, momento fondamentale del vivere civile.
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