Articolo tratto dal n. 10 di Slowzine magazine di informazione e approfondimento della Condotta Slow Food Valle dell'Adige Alto Garda
L’arrivo in Europa intorno alla fine dell’Ottocento di un afide proveniente dal continente americano rivoluziona in tutta Europa la viticoltura. Fino a quel momento la propagazione della vite e la sua moltiplicazione era avvenuta tramite talea o propaggine, con l’arrivo della fillossera questo sistema è destinato a cambiare. Si è ben presto capito infatti che le viti americane erano portatrici sane di questo afide grazie a una resistenza sviluppata nel corso dei secoli. L’unica soluzione era quindi innestare l’apparato radicale americano sulle viti europee. In determinati territori una combinazione di fattori, a partire dalle caratteristiche del terreno, hanno permesso di mantenere l’apparato radicale originario portando avanti una viticoltura con vigneti a piede franco.
Ai vini che ne derivano è stato dedicato un particolare progetto di Proposta Vini che vuole esaltare la concezione della viticoltura come momento di armonia tra territorio e interpretazione umana. Giulia Pedrini ha dialogato con alcuni di questi produttori per parlare delle loro esperienze e del futuro di questo particolare tipo di coltivazione.
Cantina El Zeremia
Revò (Trentino)
Lorenzo Zadra è il giovane rappresentante di questa azienda che si trova a Revò in Val Di Non a circa 700 metri sulle sponde del Lago di Santa Giustina. Qui da più generazioni Lorenzo e la sua famiglia coltivano vigne che hanno oltre 120 di Groppello di Revò. Sono presenti due diversi sedimenti, verso il lago troviamo tanta sabbia, quindi depositi fluviali, verso il paese depositi glaciali. Proprio per queste caratteristiche del terreno le vigne hanno resistito alla filossera.
Il Groppello di Revò è un’uva a bacca rossa. Un tempo ne venivano prodotti 50.000 ettolitri solo a Revò e nei comuni limitrofi, quasi tutti destinati alla corte asburgica di Francesco Giuseppe. Poi vari eventi hanno portato il vitigno a esser coltivato a piccoli appezzamenti. Le pendenze superiori anche al 40% obbligano a una raccolta manuale.
Per Lorenzo nei vini provenienti da allevamenti a piede franco è possibile riconoscere una marcia in più, il vino risulta più complesso nelle sue sfumature. Tecnicamente le uve hanno una acidità inferiore rispetto a quelle provenienti da viti innestate.
La Val di Non, conclude Lorenzo, è un territorio vocato alla viticoltura, cambiamenti economici lo hanno trasformato in varie colture ma negli ultimi tempi si sta ripensando al ritorno del vitato. In questo senso ha una grande importanza la valorizzazione del vitigno autoctono.
I Vigneri
Milo (Sicilia)
Salvo Foti racconta la coltivazione della vite sull’Etna, in particolare nel Vigneto Palmento Caselle nel comune di Milo a 750 metri sul livello del mare, con un terreno di origine vulcanica caratterizzato dai terrazzamenti costruiti per contenere la sabbia vulcanica e dalla ricaduta di lapilli ricchi di ferro, magnesio e silice. Qui utilizza il sistema di allevamento dell’alberello etneo che ha alle spalle quasi 2.000 anni di storia. Il vitigno che viene coltivato è il Carricante in cui Salvatore riconosce una complessità diversa rispetto a quello innestato. Differenze legate all’interferenza di un altro soggetto. Attualmente è in corso uno studio con l’Università di Palermo per analizzare le differenze da un punto di vista agronomico e tecnico degustativo.
Proseguire con questa viticoltura è fondamentale per Salvo perché permette di parlare di biodiversità culturale e tecnica oltre che a mantenere un paesaggio.
Azienda Agricola Mirco Mariotti
Comacchio (FE)
Mirco Mariotti racconta della coltivazione del vitigno Fortana nel Delta del Po, in un territorio da sempre in bilico tra la presenza dell’acqua e della terra. Un’area che nasce dalla sedimentazione delle particelle portate a mare dal Po costituito da suoli sabbiosi di origine marina. Un tempo era riserva di caccia dei duchi estensi, il leggendario Bosco Eliceo. Il Fortana è un vitigno che tende a dare una produzione elevata con il singolo grappolo particolarmente pesante e l ’acino molto grande.
Per Mirco la viticoltura a piede franco ha il vantaggio di un’esperienza e storicità che la viticoltura su portainnesto non ha. È fondamentale poi l’aspetto paesaggistico, la viticoltura a piede franco ha una ricaduta visiva che può essere valorizzata in un turismo attento e slow.
La Sibilla
Bacoli (Campania)
La famiglia di Vincenzo Di Meo ha da sempre coltivato la vite nei Campi Flegrei, zona vulcanica per eccellenza con suoli soprattutto di matrice sabbiosa con presenza di cenere e lapilli.
Vincenzo sta cercando di riscoprire e valorizzare varietà antiche che negli ultimi decenni son state messe da parte per il successo di vitigni commercialmente più interessanti. Il Piedirosso dei Campi Flegrei detto anche “per’è palummo” per la forma ed il colore dei raspi maturi che ricordano le zampe del colombo E’ una delle massime espressioni vitivinicole del territorio che presenta un caratteristico bouquet con note minerali che rimandano alla natura vulcanica dell’area.
Per Vincenzo i produttori a piede franco sono custodi del territorio, con il loro duro lavoro coltivano pezzi di terra strappati alla montagna, al vulcano, al lago, alle case. Proteggono inoltre un importante patrimonio genetico.
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