La noce bleggiana Presidio Slow Food
- SlowFoodAltoAdigeSüdtirol
- 2 ott
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Articolo pubblicato su il T Quotidiano di domenica 28 settembre 2025.

Sta iniziando in questi giorni la raccolta delle noci nel Bleggio. Si tratta di una coltura radicata da secoli in questi luoghi, probabilmente introdotta già in epoca romana. Nelle Giudicarie Esteriori gli alberi di noce hanno per lungo tempo caratterizzato il paesaggio rurale e l’economia locale. La loro importanza storica è testimoniata anche dalle cronache della cosiddetta “guerra delle noci” del 1579, una delle rivolte contadine contro il principe vescovo di Trento.
La varietà autoctona è la bleggiana, oggi riconosciuta come Presidio Slow Food. È una noce di piccole dimensioni, dal sapore dolce, speziato e molto aromatico. La rendono unica la forma ovale, leggermente arrotondata alla base, il guscio sottile attraversato da solcature marcate e con rilievi accentuati lungo la linea di sutura.

Migliaia di quintali raggiungevano mercati molto lontani, come quello napoletano. I commercianti del Sud salivano fino al Bleggio e i sensali locali contrattavano gli acquisti di partite di poche centinaia di chili direttamente da ogni singola famiglia. Ogni nucleo possedeva i propri alberi, piantati sui terreni fuori dal paese: una scarpata scoscesa, un filare a chiudere un prato da sfalcio. Sotto i noci, infatti, si poteva ricavare anche un po’ di fieno. Le piante costellavano le campagne e convivevano armoniosamente con i paesi e le altre attività agricole.
A partire dagli anni Sessanta la società, e con essa il paesaggio del Bleggio, comincia a cambiare. Molte famiglie abbandonano l’attività agricola, mentre le aziende che scelgono di specializzarsi nella produzione di noci optano sempre più spesso per varietà francesi: più facili da reperire già innestate e con frutti di dimensioni maggiori, in grado di garantire rese migliori.
Dal 2015 la Confraternita della noce del Bleggio è impegnata per mantenere viva la cultura legata a questo frutto. Rodolfo Brochetti ne è da pochi giorni alla guida. «Si preannuncia una buona stagione. Nella fase delicata dell'accrescimento della noce, a luglio, abbiamo registrato temperature non troppo elevate e questo ha giovato al frutto. La conferma la avremmo tra qualche settimana quando si completerà l'essiccazione. Ogni anno il territorio produce circa 200-250 quintali di noci, di cui circa un 20% di varietà bleggiana». La produzione è portata avanti da alcuni privati e da aziende che, accanto ad attività principali come zootecnia, frutticoltura o viticoltura, coltivano anche noci come integrazione. «Mio figlio Marco – prosegue Brochetti - gestisce l'unica azienda agricola in zona dedicata esclusivamente alla noce, cercando di valorizzarla anche con prodotti trasformati. Ma non è il suo lavoro principale: è una filiera che difficilmente può garantire il reddito a una intera famiglia». La coltivazione richiede infatti tempi lunghi per entrare in produzione: con la varietà bleggiana le prime noci arrivano a distanza di dieci anni dall’innesto. «L'aspetto economico – conclude - non è il più rilevante nella scelta di coltivare noci, in particolare bleggiana. Ma negli anni siamo riusciti a posizionarle bene sul mercato. Questa filiera ha un valore più ampio: incentiva il turismo, come vedo anche nella mia attività agrituristica, e ha una forte valenza sociale. La Festa della noce è infatti un momento importante per tutta la comunità». La coltivazione del noce è strettamente legata alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi, oltre a contribuire alla qualità paesaggistica del territorio. «Il Bleggio si distingue per la diversità delle colture e, in questo paesaggio, anche il noce ha un ruolo importante – sottolinea l’agronomo Rolando Del Fabbro. Come Centro di trasferimento tecnologico della FEM affianchiamo gli agricoltori nelle diverse fasi di coltivazione, concentrandoci in particolare sulla difesa. Il noce, infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è una pianta che richiede cure costanti. I dati che stiamo monitorando quest’anno sembrano confermare che la bleggiana presenti una resistenza maggiore rispetto alle varietà francesi, probabilmente proprio per essersi evoluta in questi territori nel corso dei secoli».

Per molti anni Guido Donati ha guidato la Confraternita della noce del Bleggio. «Abbiamo innestato circa duemila piante nelle serre che abbiamo realizzato appositamente – racconta – e un altro migliaio di innesti è stato effettuato direttamente in campo, intervenendo su piante vecchie e rigenerandole. In questo modo siamo riusciti a salvare la varietà bleggiana. Oggi collaboriamo con il vivaio Planchenstainer di Riva del Garda e con alcuni vivaisti di Spello. Negli ultimi anni abbiamo iniziato un percorso con realtà francesi. Crediamo molto che la ricerca possa aiutare anche la varietà bleggiana ad essere più attrattiva per gli agricoltori».
Erica Di Pierro, ricercatrice presso il Centro di Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, dal 2017 affianca la Confraternita nello studio della noce. «Il nostro obiettivo – spiega – è stato la valorizzazione delle varietà locali attraverso una caratterizzazione approfondita, sia dal punto di vista genetico sia sotto il profilo nutrizionale. Abbiamo inoltre organizzato dei test di gradimento con i consumatori finali. È emerso che la bleggiana presenta un profilo genetico univoco: si conferma quindi come varietà a sé stante, come dimostra il fatto che è sempre stata propagata per innesto. Risultati interessanti sono arrivati anche dallo studio della noce che i locali chiamavano franquette nostrana, considerandola assimilabile alla varietà francese. Le analisi hanno restituito un profilo genetico distinto, con una maggiore vicinanza alla bleggiana. La confraternita della noce del Bleggio ha così deciso di denominare questa varietà Blegette» Sia la bleggiana che la Blegette si distinguono anche dal punto di vista nutrizionale, confermandosi le noci con il più alto contenuto di polifenoli tra quelle analizzate.
La coltivazione della noce nel Bleggio intreccia storia, economia, ricerca scientifica e anima la comunità. Dal 7 al 9 novembre, con la Festa della noce, tutti questi aspetti saranno al centro di un ricco programma che coinvolgerà residenti e turisti. Anche Slow Food Giudicarie porterà il proprio contributo con laboratori dedicati, ricordando che la noce bleggiana si inserisce nel progetto internazionale dei Presidi Slow Food. Il gemellaggio con la noce della Penisola Sorrentina Presidio Slow Food rinnova lo storico legame commerciale con la Campania. L’impegno comune a riattivare le microeconomie locali e a scongiurare il rischio di scomparsa degli alberi, porta la realtà trentina a confrontarsi con quella campana all’interno dei progetti di rete tematici che caratterizzano l’azione di Slow Food. Si tratta di comunità trasversali alle filiere e distribuite in diverse aree del nostro Paese, invitate costantemente al dialogo per affrontare problematiche comuni e condividere soluzioni possibili.






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