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Siamo in deficit con la Terra, intervista a M. Serena Mancini


Global Footprint Network 2025, www.overshootday.org and www.footprintnetwork.org.
Global Footprint Network 2025, www.overshootday.org and www.footprintnetwork.org.

Slow Food Trentino dedica un articolato programma di conferenze, incontri, visite in azienda e laboratori al tema dell’Overshoot Day. L’obiettivo è sensibilizzare sull’impronta ecologica del sistema alimentare e far conoscere e sostenere le buone pratiche lo rendono più sostenibile. Le iniziative sono realizzate in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento con il patrocinio della Provincia Autonoma di Trento.

Primo appuntamento venerdì 9 maggio con la conferenza “Buone pratiche nei Domini Collettivi per ridurre gli impatti nei Territori di Vita: un dialogo”. Il programma prosegue sabato 10 maggio, sempre presso il Dipartimento di Via Verdi con una serie di laboratori del gusto dedicati all’agricoltura di montagna tenuti dagli esperi e attivisti di Slow Food. Il calendario dell’intero mese è consultabile sul sito www.slowfoodtrentinoaltoadige.com.





Per comprendere meglio cosa significa tale data abbiamo intervistato Maria Serena Mancini, Project Manager del Global Footprint Network, l’organizzazione internazionale che si occupa di calcolarla.  Buongiorno Serena, ci puoi spiegare cosa intendiamo per Overshoot Day e qual è il ruolo del Global Footprint Network nel determinarlo?


L’Earth Overshoot Day è il giorno del superamento delle risorse che il nostro pianeta ha da offrirci per l'intero anno. Come umanità, infatti, consumiamo, a livello globale, risorse naturali e servizi ecosistemici più velocemente della capacità della Terra di rigenerarli. Il Global Footprint Network si occupa di determinare e comunicare la data in cui ciò avviene. Se prima degli anni Settanta consumavamo le risorse dell’intero anno a fine dicembre, quindi eravamo in un sostanziale equilibrio, da allora fino ai giorni nostri questa data si è sempre più anticipata fino ad arrivare negli ultimi 10 anni in un periodo che oscilla tra la seconda metà di luglio e la prima metà di agosto. Nel 2024 era il 1 agosto. Ogni anno, inoltre, calcoliamo il Country Overshootday per più di duecento nazioni del mondo, tra le quali l’Italia. Questa data, che per il 2025 è stata il 6 maggio scorso, indica il giorno in cui a livello globale avremmo consumato tutte le risorse disponibili per l’intero anno se tutta l’umanità avesse lo stesso stile di vita e, quindi, lo stesso livello di consumi della popolazione italiana. Ciò vuol dire che come italiani consumiamo risorse naturali e servizi ecosistemici più velocemente della velocità della terra di rigenerarli. Ed è così, purtroppo, per quasi tutti i paesi del mondo.


Quali sono i parametri che vengono presi in considerazione nei vostri studi per individuare queste date?


Le date dell’ Overshootday si calcolano ogni anno grazie alla metodologia dell’impronta ecologica che è stata introdotta negli anni Novanta da Mathis Wackernagel e William Rees, due studiosi dell'Università della British Columbia, in Canada. Il Global Footprint Network è un’organizzazione internazionale che è stata fondata proprio da Mathis Wackernagel nei primi anni 2000 e porta avanti gli standard metodologici di questo indicatore. I calcoli che facciamo si basano su dei data set che già esistono e che vengono prodotti da agenzie internazionali quali la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations ), l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e l’IEA (International Energy Agency). Andiamo quindi ad elaborare dati che esistono per ottenere risultati in termini di impronta ecologica e di biocapacità. Di fatto la metodologia si basa su questi due indicatori.  Da una parte l’impronta ecologica che è la domanda di risorse naturali, quindi il consumo di risorse da parte dell’uomo. Dall’altra la biocapacità che ne è la controparte, cioè la disponibilità di risorse naturali che vengono rigenerate dagli ecosistemi. I due indicatori si possono confrontare in una sorta di bilancio ecologico. Per fare un parallelismo, possiamo pensare a un bilancio economico domestico, dove ognuno fa i conti sulle entrate che ha e le proprie spese: nel momento in cui le spese (i consumi) sono superiori alle entrate (le risorse) siamo in deficit di risorse. Cosa significa quindi che siamo in Overshoot Day? Da quel giorno abbiamo esaurito le risorse disponibili per quell’anno e andiamo a intaccare il capitale naturale, quindi le riserve di risorse. Ciò si traduce in deforestazione, pesca eccessiva, perdita di biodiversità, perdita o degradazione di suolo fertile, accumulo di anidride carbonica in atmosfera e quindi il conseguente cambiamento climatico.

 

In tutto ciò che ruolo ha il sistema alimentare?


I risultati relativi al calcolo dell’impronta ecologica possono essere visti da due punti vista. Uno guardando alle tipologie di terreni su cui si esercita la pressione antropica. L’altro invece analizza le attività umane che determinano la pressione sugli ecosistemi e riguarda le categorie e i settori di consumo dei residenti di ciascun paese. Il cibo è una di queste categorie di consumo ed è il driver principale dell’impronta ecologica, quanto meno a livello europeo. Questo è il dato che emerge da uno studio che abbiamo pubblicato sulla rivista Nature Food insieme ad altri ricercatori europei. Il consumo di cibo costituisce il 30% dell’impronta ecologica totale dell’Unione Europea. A seguire troviamo altri settori quali il trasporto e i consumi per la casa (elettricità, acqua, riscaldamento). Lo stesso trend si può individuare anche in Italia. Tutto quello che ruota intorno al cibo, dal campo alla forchetta, fino allo smaltimento, è responsabile di pressioni sugli ecosistemi che determinano il consumo o cambio d’uso del suolo, le emissioni di gas serra, la perdita di biodiversità, l’impoverimento e l’inquinamento delle falde acquifere. Nel sistema alimentare, ci sono più componenti che contribuiscono a definire la nostra impronta. In primis, la tipologia di dieta e ovviamente le quantità che vengono consumate, basti pensare che carne rossa e pesci di alta catena trofica (es. tonno) costituiscono circa la metà dell’impronta del food system. Chiaramente influiscono sul consumo di risorse anche gli sprechi del cibo lungo tutta la filiera alimentare e ovviamente il metodo e le modalità di approvvigionamento e produzione. Non dimentichiamoci poi che circa un quarto del cibo consumato in Europa proviene da paesi extra-UE, un trend che si sta fortunatamente abbassando grazie a politiche quali la Farm To Fork e il Green Deal.


Il vostro lavoro non vuole scoraggiarci o colpevolizzare il consumatore, ma al contrario creare consapevolezza e generare dei comportamenti che possano spostare questa data?


C’è bisogno di un cambiamento radicale sia nella collettività che per gli individui. I nostri dati vogliono servire a far conoscere alle persone qual è il loro impatto affinché possano poi agire di conseguenza. Offriamo in tal senso uno strumento online, l’Ecological Footprint Calculator , molto semplice e intuitivo tramite il quale ciascun cittadino può ottenere la propria impronta ecologica sia in termini di terreni che vengono richiesti per soddisfare i propri livelli di consumo sia in merito alle categorie di consumo. Esiste poi un collegamento con una seconda piattaforma, che si chiama Power of Possibility , con la quale forniamo una serie di esempi e di buone pratiche replicabili da ciascuno e che possono portare a uno spostamento della data dell’Earth Overshoot Day in avanti nel calendario. Per fare un esempio relativo al cibo. Se a livello globale si riducesse della metà il consumo di carne rossa, l’Earth Overshoot Day si posticiperebbe di 17 giorni.  Il Global Footprint Network partecipa inoltre a molti progetti europei di cooperazione territoriale in cui l’impronta ecologica viene utilizzata come strumento in diversi ambiti per misurare l’impatto di settori economici, prodotti singoli e individui stimolando la rete coinvolta nel progetto a portare avanti le istanze in una direzione di maggiore sostenibilità.

 

 
 
 

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@ 2025 Slow Food Trentino Alto Adige Südtirol

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