“Un ponte tra i sapori: un viaggio di gemellaggio con Slow Food. Tra il Trentino e il Kenya.”
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C’è un ponte che unisce le vette alpine del Trentino alle colline verdeggianti del Kenya. E’ un ponte fatto di sapori, cultura gastronomica e gesti quotidiani che raccontano come il cibo possa diventare un linguaggio universale, capace di connettere persone e mondi diversi.
Questo percorso nasce come tirocinio di ricerca condotto da Kanyui Tabitha Wambui, studentessa dell’Università di Trento, sviluppato all’interno dell’associazione Slow Food per indagare le relazioni tra cultura gastronomica, identità e cooperazione internazionale.
Questo ponte si chiama “Food Bridges”, un progetto di collaborazione tra Slow Food Trentino Alto Adige e Slow Food Kenya, nato con l’obiettivo di costruire un ponte culturale e umano tra due territori uniti dalla stessa filosofia: quella del cibo buono, pulito e giusto.
Il progetto prende forma nel 2025 grazie all’iniziativa di Slow Food Trentino Alto Adige e alla disponibilità di Slow Food Kenya, organizzazione registrata nel 2014 con sede a Kirinyaga e una rete diffusa in sei contee (Nakuru, Baringo, Nyahururu, Kirinyaga e Machakos).
Pur operando in contesti diversi, Slow Food Trentino Alto Adige Sudtirol e Slow Food Kenya condividono la stessa visione: costruire un sistema alimentare che rispetti la terra, valorizzi le persone e promuova la cultura gastronomica locale, attraverso un linguaggio comune fatto di sostenibilità, solidarietà e identità gastronomica.
In Trentino, l’obiettivo è custodire la ricchezza della montagna e i suoi prodotti unici: formaggi di malga, miele d’alta quota, vini passiti, ortaggi autoctoni. Slow Food lavora per sostenere i piccoli produttori locali, promuovere la biodiversità agricola e rafforzare le economie rurali attraverso progetti comunitari, mercati contadini ed eventi educativi. Ogni iniziativa mira a diffondere la cultura del “cibo buono, pulito e giusto”, dove il piacere gastronomico si unisce alla responsabilità e ambientale.
Dall’altra parte del mondo, Slow Food Kenya coltiva la stessa filosofia adattandola al proprio contesto tropicale. Attiva in sei contee del Paese, l’organizzazione promuove l’agroecologia, la sicurezza alimentare e la valorizzazione dei prodotti tradizionali attraverso gli 11 Presìdi dedicati a sementi, varietà e saperi indigeni. Tra le sue iniziative più forti ci sono gli orti scolastici, parte del progetto internazionale “10.000 orti in Africa”: spazi educativi dove i bambini imparano a coltivare, cucinare e conoscere il valore del cibo come bene comune. Accanto a questo, Slow Food Kenya sostiene i piccoli agricoltori con sistemi di garanzia partecipativa, percorsi di formazione per giovani e donne rurali e programmi che promuovono giustizia economica e ambientale.
Entrambe le associazioni pongono la comunità al centro del cambiamento: il Trentino difende l’equilibrio tra uomo e montagna; il Kenya rigenera la terra e i saperi locali per garantire futuro e dignità alle nuove generazioni. Due realtà parallele che si incontrano in un punto comune, ovvero nella convinzione che il cibo non sia solo nutrimento, ma cultura, educazione e libertà.
Dopo un primo contatto tra le due sedi, la partnership ha scelto di concentrarsi su un obiettivo concreto, ovvero sostenere e sviluppare gli orti scolastici in Kenya. Gli orti rappresentano molto più di uno spazio per coltivare cibo. Sono vere e proprie aule all’aperto, dove i bambini imparano a piantare, curare, raccogliere e cucinare ciò che la terra offre. Questi orti insegnano la sostenibilità in modo pratico, trasmettendo ai più piccoli valori come la cura per l’ambiente, la diversità alimentare e l’autonomia comunitaria. In oltre 500 orti del Kenya, il progetto ha già contribuito a combattere la malnutrizione e a diffondere un modello di educazione alimentare radicato nella cultura locale. Slow Food Trentino, da parte sua, ha deciso di sostenere direttamente il finanziamento di nuovi orti, affiancando la formazione dei docenti e lo scambio di buone pratiche.
Ma il ponte tra il Trentino e il Kenya non è solo agricolo, ma anche umano. La ricerca condotta nell’ambito del progetto ha coinvolto sei immigrati kenioti residenti a Trento, che hanno raccontato la propria esperienza di adattamento alimentare in Italia. Le loro storie, raccolte attraverso interviste etnografiche, rivelano la complessità del vivere tra due culture. Molti di loro hanno dovuto fare i conti con la mancanza di ingredienti familiari, le barriere linguistiche al mercato e i cambiamenti nei ritmi e nelle abitudini dei pasti.
Il cibo, in queste testimonianze, emerge come strumento di memoria e identità, ovvero un modo per sentirsi “a casa” anche lontano da casa. Molti hanno continuato a cucinare piatti kenioti, adattandoli agli ingredienti italiani, o organizzando cene condivise con amici trentini per raccontare la loro cultura attraverso i sapori.

L’apice del progetto è stato l’evento “Kenyan Cookout - un ponte tra le cucine”, svoltosi il 20 luglio 2025 a Borgo Valsugana. Ventuno membri delle comunità keniota e trentina si sono riuniti per cucinare, mangiare e celebrare la fusione delle loro due culture. Utilizzando verdure e spezie italiane, i piatti tradizionali kenioti come ugali, chapati, kachumbari e nyama choma sono stati reinterpretati, fondendo sapori familiari di entrambe le terre.. Durante la giornata, gli ospiti hanno visitato un orto comunitario dove crescevano piante africane trapiantate in terra italiana: amaranto, foglie di zucca, morella africana e cavolo riccio.
Il progetto “Food Bridges” rappresenta oggi un modello di cooperazione etica e culturale. Non si tratta di aiuti unidirezionali, ma di scambio di conoscenze e pratiche sostenibili. Slow Food Trentino e Slow Food Kenya lavorano fianco a fianco per sviluppare un sistema alimentare più giusto, capace di connettere produttori, studenti e comunità.
Dal formaggio di malga Lagorai alle banane autoctone di Kirinyaga, dal miele alpino al sale di canna africano, il progetto dimostra che la biodiversità gastronomica è una ricchezza universale. In questo intreccio di sapori si rivela il messaggio più profondo di Slow Food: nutrire il pianeta significa anche nutrire le relazioni, la solidarietà e la memoria.
Il testo integrale della ricerca condotta è disponibile in due versioni al seguente link: in lingua inglese e in lingua italiana.