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Diario da Terra Madre 2024

SlowFoodAltoAdigeSüdtirol

In collaborazione con la pagina "Terra Madre" de Il T quotidiano, abbiamo scritto un diario che ci ha accompagnato nei 5 giorni a Terra Madre 2024.


Giovedì 26 settembre

 

L’ecosistema dei terrazzamenti delle valli Trentine al centro della prima giornata nello Spazio Slow Food Trentino a Terra Madre. I terrazzamenti in Trentino rappresentano un ecosistema unico che ha permesso di portare l’agricoltura nelle valli più impervie dove la sapiente modellazione del territorio ha reso possibile coltivare vigneti, frutteti e oliveti su pendii. Sostenuti dai muri a secco, non solo valorizzano il paesaggio, ma preservano la biodiversità locale e testimoniano l’ingegno delle comunità montane nella gestione sostenibile delle risorse naturali.


Mirko Martinelli dalla Val di Gresta

Dai terrazzamenti delle Valli del Leno l’esperienza del grano saraceno Presidio Slow Food con la presentazione della nuova birra “La Terragnola” nata dalla collaborazione tra l'associazione REBUT, il Gruppo Saraceni di Terragnolo e 5+ birrificio artigianale, proposta in un Laboratorio del gusto tenuto da Lucia Del Vecchio.


Mirko Martinelli, cuoco della Val di Gresta ha invece presentato il ruolo del Consorzio Ortofrutticolo Val Di Gresta per la conservazione del paesaggio terrazzato che si arrampica sul Monte Biaena il Monte Stivo. In Val di Cembra, paesaggio rurale storico caratterizzato da centinaia di chilometri di muri a secco, Elisa Travaglia e Paolo Piffer hanno dato vita a La Campirlota, un progetto in cui la dimensione agricola incontra proposte di esperienze, escursioni, turismo e cultura. Narratori e contadini hanno raccontato la loro scelta di vita al pubblico di Terra Madre: “La Campirlota è il modo con cui proviamo a prenderci cura del nsotro territorio, il progetto, nato poco più di un anno fa, è frutto della nostra esperienza di coordinatori della Rete di Riserve della Val di Cembra e della nostra passione per l’agricoltura di montagna. La nostra sfida è quella di dimostrare che è possibile fare agricoltura collaborando con la natura e in armonia con l’ambiente, traendone anche il reddito per la nostra famiglia”.


Elisa Travaglia e Paolo Piffer e il progetto La Capirlota

Sempre dalla Val di Cembra, Vera Rossi, dell’Associazione Turistica Val di Cembra ETS, ha portato l’esperienza della viticoltura eroica che caratterizza le produzioni terrazzate della valle. “Il nostro territorio - ricorda Vera Rossi - ospiterà a novembre l’assemblea nazionale dell’Associazione paesaggi rurali e di interesse storico d’Italia in quanto orgoglioso componente del registro dal 2019, sarà una importante occasione per mostrare l’unicità del nostro paesaggio”. 


Vera Rossi dalla Val di Cembra

Il progetto solidale di Terra Gaia, gestito dalla Cooperativa CS4 sui terrazzamenti di Bosentino sull’Altopiano della Vigolana, è stato illustrato alla Comunità di Slow Food dagli utenti stessi della cooperativa che attraverso il lavoro agricolo trovano una realizzazione personale. Guidati dal cuoco dell’Alleanza Paolo Betti hanno cucinato i frutti del loro impegno, ortaggi e verdure di montagna: “Nel presentare l’orto di Terra Gaia abbiamo trasformato l’umanità e la fraternità che ci conducono nella sua conduzione in un piatto”. Gli incontri della prima giornata a Terra Madre si sono conclusi con l’intervento del giovanissimo cuoco Ernesto Salizzoni, diciannovenne che riconosce in Slow Food i valori su cui costruire la propria carriera nel mondo della ristorazione. Suo il compito di interpretare gli ingredienti provenienti dalle valli protagoniste della giornata per portare il paesaggio terrazzato in tavola.


I ragazzi della Cooperativa CS4 con Paolo Betti

 Venerdì 27 settembre

 

Giunge anche da Terra Madre la voce del mondo delle malghe e dei pascoli trentini. Negli incontri che si sono susseguiti nello Spazio Slow Food a Parco Dora è stata ribadita con forza la necessità che siano comprese le esigenze di questo mondo. Non una richiesta di aiuto e soccorso ma l’esigenza di poter lavorare con prospettive chiare e regole certe. Al termine di una stagione estiva che ha registrato nuovi e eclatanti abbandoni di malghe storiche, l’appello della Comunità Slow Food è quello di non perdere l’immenso giacimento culturale costituito da queste realtà.


Antonio Maini e Marta Villa

Nel corso della giornata Marta Villa, antropologa dell’Università di Trento, ha presentato il progetto di ricerca “Il latte e il territorio del Trentino in prospettiva antropologica: simboli, identità, paesaggio ed opportunità di valorizzazione”, sostenuto dalla regione Trentino Alto Adige, che ha coinvolto i territori di vita e permesso di realizzare una mappatura delle malghe di proprietà di Dominio Collettivo, intervistando circa 120 malgari. “Le criticità emerse dall’osservazione diretta e dai questionari – afferma Villa -  riguardano in primis i timori legati all’utilizzo di latte che non ha subito trattamenti termici, nonostante l’impegno dei casari di montagna a migliorare l’attenzione verso le questioni igienico-sanitarie e le continue analisi a cui sottopongo i prodotti”.


Le prospettive di integrazione tra reddito rurale e risorse provenienti dal mondo del turismo son state al centro di una tavola rotonda che ha coinvolto anche il sindacato di Caldes, Antonio Maini, che proprio nella settimana in cui si è tenuta la nona edizione dell’asta dei formaggi di malga della Val di Sole, è intervenuto sottolineando che “le sfide del futuro si possono vincere solo creando ambiti di incontro, che attraverso un confronto attivo possano chiarire i percorsi rispettando la diversità dei ruoli”.


Martino Polla, giovane allevatore di razza rendena

A testimoniare che un futuro per le malghe trentine è possibile è intervenuto Martino Polla, ventitreenne rendenero, che sta mantenendo in vita la tradizione agricola eredita dal nonno. Allevatore e pastore ha testimoniato come avere alle spalle un’azienda di famiglia gli abbia permesso di seguire la propria vocazione, creando attorno a sé un ambiente giovanile con cui condividere le fatiche e le soddisfazioni del lavoro. “Nelle condizioni attuali – prosegue Martino - sarà possibile veder nascere nuove realtà agricole di montagna solo in un’ottica di diversificazione, con piccole realtà famigliari multifunzionali, l’unico modello in grado di affrontare le difficoltà di accesso al credito, la destinazione del suolo ad altri scopi e i costi elevati di gestione”.


Nel corso degli incontri che hanno animato lo Spazio Trentino a Terra Madre più volte è stata richiamata la necessità di diffondere la conoscenza del sistema malghe, per sensibilizzare le persone a frequentarle e sostenerle con scelte di consumo consapevoli. Un approccio volto non solo ad apprezzare l’unicità organolettica di questi formaggi, capaci di trasmettere odori e profumi caratteristici dei singoli pascoli. L’obiettivo dell’impegno di Slow Food, infatti, è far comprendere il legame tra il sistema malghe e i servizi ecosistemici ad esso connessi. Chi le vive e ci lavora realizza delle esternalità positive di cui beneficia tutta la comunità: custodia della biodiversità, stoccaggio di CO2, contrasto al dissesto idrogeologico, trasferimento di conoscenze orali tra le generazioni.


Elisa Zadra del MMAPE e l'apicoltore Alessandro Suffritti

L’appuntamento con il MMAPE – Mulino Museo dell’ape di Croviana, è stata l’occasione di approfondire un altro aspetto degli alpeggi e alta montagna. “Il Laboratorio del gusto che abbiamo proposto a Terra Madre – afferma Elisa Zadra, vice Presidente dell’Associazione Alveare che gestisce il Museo - è dedicato alle essenze bottinate dalle api a quote elevate, raccontando l’impegno degli apicoltori nella tutela di questi insetti e al sostegno nel loro ruolo fondamentale per il mantenimento della biodiversità floristica”.  Il Laboratorio è stato arricchito dagli interventi di Laura Endrighi che sta accompagnando la squadra di Slow Food a Torino da psicologa dell’alimentazione, per promuovere un approccio più consapevole e attento all’atto del mangiare.


laria Dalla Giovanna del Caseificio Turnario di Pejo

A chiudere la giornata i ragazzi del Caseificio Turnario di Pejo, testimonianza di questo antico modello organizzativo delle valli alpine, basato sulla collaborazione e la solidarietà. Con loro son state ricordate le parole di Edgar Morin dedicate alle oasi di fraternità, riferimento possibile per pensare il futuro delle malghe e dei pascoli comprendendone appieno la loro modernità: “Queste oasi sono e saranno luoghi di un'economia solidale, luoghi del disinquinamento e della detossificazione delle vite, e dunque luoghi di vita migliore, e al contempo luoghi di solidarietà e di fraternità”. 




Sabato 28 settembre

 

Guido Donati rappresentate della Noce bleggiana

Nel terzo giorno di Terra Madre le riflessioni e gli incontri dello Spazio Slow Food a Terra Madre si sono spostati dai terrazzamenti e dalle malghe delle alte quote al fondo valle e alle città. Ma al centro sono rimasti concetti chiave quali la necessità di unire esperienze e creare reti solidali.

Gli incontri si sono susseguiti alternando esperienze agricole periurbane o di mezza collina e iniziative volte a connettere la città con l’ambito rurale. Cogliendo l’occasione dell’incontro tra le Comunità del cibo di tutto il mondo, è stata centrale la riflessione su come interpretare reti di filiera capaci di dare forza ai singoli produttori. Guido Donati, in rappresentanza della noce Bleggiana, è intervenuto in tal senso riproponendo l’idea d creare una rete nazionale della noce che si aggiungerebbe ai progetti che Slow Food ha avviato da anni quali Slow Grains, Slow Mays, Slow Beans e Rete dei Castanicoltori.

Luigi Montibeller con Rosaria Olevano

Proprio di quest’ultima si è parlato nell’incontro dedicato ai castagneti con un focus dedicato all’areale di Roncegno e di Drena: “La volontà di recuperare il patrimonio castanicolo e la cultura della sua coltivazione è diffusa, ma bisogna mettere in rete tutti coloro che hanno la volontà d’impegnarsi, dare loro voce e strumenti di azione. Questa rete di Slow Food – prosegue la portavoce nazionale Rosaria Olevano - coinvolge comunità, condotte, produttori, cuochi, tecnici, e mette al centro la rigenerazione delle Terre Alte attraverso la diffusione della castanicoltura tradizionale, con i suoi saperi, gli usi, le tecniche, cercando di definire azioni comuni per salvaguardare e riqualificare una risorsa che può tornare a essere strategica, offrendo nuove opportunità di sviluppo per i territori appenninici e alpini pedemontani”.

Incontro con il Tavolo Nutrire Trento. Da destra: l'assessore Italo Gilmozzi, Tommaso Martini di Slow Food Trentino, Raoul Tiraboschi vice presidente Slow Food Italia

Come nutrire la città la riflessione al centro dell’incontro con il Comune di Trento per approfondire le possibili collaborazioni tra Slow Food e il Tavolo Nutrire Trento. Italo Gilmozzi, assessore  con delega in materia di territorio e lavori pubblici e l’ufficio politiche urbane sostenibili del Comune di Trento è intervenuto ricordando che “sostenere l’agricoltura vuol dire contribuire allo sviluppo sostenibile della città, la permeabilità tra aree urbane e rurali deve essere fisica con l’interscambio di produzioni ma anche ideale, favorendo l’avvicinamento tra cittadini e agricoltori e stimolando un colloquio capace di generare conoscenza reciproca da cui può derivare la presa di coscienza della centralità di sistemi locali del cibo per il benessere di tutta la comunità”. Gli ha fatto eco Paola Fontana, responsabile del progetto per il Comune ricordando che “per essere una famiglia occorre avere un lessico comune. É questo l’obiettivo del Tavolo Nutrire Trento, cuore pulsante del progetto di food policy del comune. Tanti attori, tanti settori, tanti progetti tutti con l’ obiettivo di garantire cibo buono pulito e giusto per tutti e un migliore rapporto città- campagna”.


Silvia Benigni di Orto Aperto in Clarina

Sempre dal capoluogo provinciale l’esperienza dell’Orto Aperto in Clarina, frutto dell’impegno volontario di un gruppo di ragazzi rafforzato dai patti di collaborazione tra cittadini attivi e soggetto pubblico, è intervenuta Silvia Benigni: ”In orto coltiviamo non solo verdure, ma soprattutto relazioni. Ciò che dona valore al progetto, e che vogliamo trasmettere soprattutto ai più giovani, è l’immediata connessione presente tra azione e risultato. Coltivare è sinonimo di crescere e a far crescere, dentro e fuori”.


Iniziativa altrettanto giovane quella di Centrifuga APS: ”Nel nome della nostra associazione – afferma Luisa Tomasini a Terra Madre ,- è già insita la sua mission: Centrifuga è un’associazione che desidera spingersi lontano dal centro - o, più esattamente dai centri - per raggiungere e scoprire zone periferiche, produzioni artigianali, modi d’agire sostenibili e responsabili. Nata nel 2017, è la mente e il cuore di Vinifera - Mostra Mercato dei vini artigianali dell’arco alpino, uno spazio di condivisione, educazione, convivialità per conoscere vignaiole e vignaioli autentici, accomunati dalla scelta di lavorare dedicando attenzione al territorio e alle persone che vivono i territori alpini”.

La degustazione con i ragazzi di Centrifuga

Impegno e attenzione verso il territorio con uno sguardo alle dinamiche globali i valori che guidano LUMEN slowjournal, un’associazione di promozione sociale che intende promuovere un’informazione lenta e di valore, basata su fonti attendibili e che stimoli l’ascolto attivo e reciproco. A Torino è scesa Giulia Greppi, ventisettenne responsabile editoriale dell’associazione: “Vogliamo essere prima di tutto una community che coinvolge i lettori in un dialogo aperto riguardo diverse tematiche, con un focus sulla sostenibilità, sociale e ambientale. Crediamo che l’ecologia rappresenti la sfida del nostro tempo, la priorità della nostra generazione”.  Il fermento di queste giovani generazioni si inserisce, dando un nuovo contributo di idee ed energia, nelle sfide di un destino comune che Slow Food sta affrontando nel dialogo tra le Comunità di tutto il mondo a Terra Madre.

Massimiliano Poli, Giulia Greppi di Lumen e gli ospiti di Centrifuga

 Domenica 29 settembre

 

La giornata si è aperta con la riunione dei giovani allevatori di razza rendena

Il Trentino e le sue montagne sono da tempo immemore un crocevia di comunicazione tra il mondo alpino e quello mediterraneo, per millenni l’uomo vi si è integrato, abitando un ambiente fragile e al contempo complesso e diventando il principale modellatore del paesaggio. Nonostante la rottura di ogni equilibrio con gli ecosistemi, sopravvivono ancora oggi aziende agricole di montagna fondamentali per la costruzione di un paesaggio plurale, al contempo esteticamente bello e funzionale alle esigenze di intere comunità. Queste realtà rielaborano modelli economici e organizzative per essere sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale e si impegnano per tutelare la biodiversità e mantenere le valli abitate. Al contempo, però, sono minacciate da scelte miopi, incapaci di avere una visione delle interconnessioni tra territori.

Anche di questo ha parlato al pubblico di Terra Madre Barbara Tavernaro (Slow Food Primiero), nell’illustrare l’iniziativa della Via della Frutta Antica: "Il nefasto piano di costruzione della diga nella valle del Vanoi, oltre a deturpare un ambiente ancora poco antropizzato, andrà ad incidere pesantemente sul microclima locale e, di conseguenza, sulle colture storiche e sui pascoli, oltre ad avere ovviamente effetti imprevedibili sulla biodiversità sia selvatica che coltivata".  Un tavolo con più di venti varietà di mele storiche ha testimoniato ciò che si rischia di perdere. La biodiversità è stata al centro di gran parte degli interventi a Terra Madre, non solo nello spazio Trentino, per ricordare che la sua riduzione a causa dell’impronta antropica è un effetto della crisi climatica ma, al contempo, anche una delle principali cause. Tutelarla e sostenere chi la custodisce in modo attivo deve essere tra le principali priorità di una politica che vuole pensare al domani.

Alessandro Fedrigotti con il pane delle palaffitte

Sguardi al futuro che devono esser sempre ben consapevoli della nostra storia. Le montagne del Trentino sono abitate, infatti, fin dalla preistoria, questo il tema approfondito dal MUSE – Museo delle scienze di Trento nell’incontro dedicato al pane delle palafitte. Un reperto straordinario, un pezzo di pane conservato per 4.000 anni nel sito palafitticolo di Ledro, è diventato nelle mani sapienti dell’Associazione Panificatori un pane che è possibile ritrovare oggi sulle nostre tavole, un impasto fatto di ricerca scientifica, valorizzazione territoriale, gastronomia e collaborazione tra enti ed istituzioni trentine. A parlarne a Terra Madre Donato Riccadonna e Alessandro Fedrigotti: “Le palafitte trentine, come in tutto l’arco alpino, testimoniano un rapporto tra uomo e natura, tra villaggio e territorio montano, molto stretto già a partire da migliaia di anni. Ledro è Fiavè sono oggi nel territorio della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria  a conferma di un equilibrio più che mai necessario oggi come 4.000 anni fa”. Ad accompagnarli Marta Villa dell’Università degli Studi di Trento, iniziatrice di questo progetto: “Spesso anche certa ricerca scientifica – sottolinea l’antropologa -  racconta in modo superficiale il rapporto tra uomo e terre alte, riferendo l’addomesticamento del paesaggio attraverso l’agricoltura in tempi molto recenti (facendo riferimento ai dissodatori del Medioevo), il pane delle palafitte testimonia che le comunità alpine hanno progettato il proprio spazio in modo ecosistemico fin dal Neolitico”.

Federico Casagrande, Beatrice Esposito e Anna Lanzinger

Dalla preistoria al futuro con i giovani professionisti del progetto FromAbove: “Cambiamo il paradigma con cui progettiamo e trasformiamo i nostri territori, ce lo chiedono i cambiamenti globali in atto. Dalle aree interne alle città, stiamo incontrando un'Italia che si attiva per rispondere alle sfide del nostro territorio". A pochi giorni dalla partenza del loro viaggio in Trentino, Federico Casagrande, Beatrice Esposito e Anna Lanzinger hanno presentato gli appuntamenti di studio e incontro di realtà innovative che stanno costruendo buone pratiche di futuri sostenibili, inclusivi e rinnovabili, dimostrando che sono anche futuri realizzabili.


Con il laboratorio dedicato al caffè lo sguardo si è allargato su orizzonti lontani con i quali il Trentino intercetta connessioni. Il merito è dei ragazzi de I Druper, realtà nata nel 2018 nella vecchia bottega della nonna a Zambana Vecchia, per produrre miscele di caffè di qualità: "Andiamo a selezionare le origini dei nostri caffe  che è in d'altitudine, nelle montagne delle zone equatoriali del mondo,  tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno. Scegliamo piccoli agricoltori di Peru, Guatemala, Etiopia e Tailandia". Dall'altra parte del mondo anche l'esperienza della Comunità Slow Food dei produttori e co-produttori di Qa'en che ha trovato in Italia dei produttori artigianali che realizzano birra, formaggio, liquori utilizzando come ingrediente lo zafferano raccolto dalle donne iraniana e importato grazie ai canali del commercio equo solidale.


La presentazione dei prodotti della Comunità dei produttori e co-produttori dello zafferano di Qa'en
Il ristorante Ciasa do Parè con Alessandro Suffritti e Matteo Simonato ha parlato di fermentazioni di alta quota

Lorenzo Zadra con i vini della Val di Non

 Lunedì 30 settembre

 

Maria Bertolini e Maria Vittoria Zucchelli del MUSE per il laboratorio idro sommelier

Storie di mondi lontani che si inseriscono tra le centinaia di Comunità del cibo che si sono incontrate a Terra Madre per affermare il valore del cibo. Valore che è stato centrale negli incontri dedicati all'acqua di fonte del Trentino organizzati nell'ultima giornata nello Spazio Trentino. Maria Bertolini e Maria Vittoria Zucchelli del MUSE hanno accompagnato i partecipanti in un percorso sensoriale dedicato alla degustazione dell'acqua, per acquisire alcuni strumenti base con l’obiettivo di apprezzare questo prezioso bene comune, conoscerlo per non sprecalo e scegliere in modo sostenibile l'acqua di rubinetto.

 

Ernesto Salizzoni, giovane Cuoco dell'Alleanza - Gianpaolo Poli vignaiolo del Vino Santo Trentino Gianluca Fruet portavoce della Comunità per la cultura dell'olio extravergine in Trentino

Paolo Betti ha organizzato un incontro con i cuochi dell'Alleanza del Lago di Garda

La programmazione dello Spazio Trentino ha ospitato più di quaranta appuntamenti nei cinque giorni di manifestazione, incontrando migliaia di persone nelle conferenze, laboratori del gusto, dialoghi e confronti. Sono stati impegnati 15 volontari dell’associazione, in prima linea i Cuochi dell’Alleanza con il loro impegno di trasferire la conoscenza del cibo buono, pulito e giusto e dei produttori di piccola scala. È stata anche l’occasione per un saluto a Fiorenzo Varesco, maestro dei cuochi trentini, che a fine anno, dopo una lunga carriera, andrà in pensione.


La partecipazione di Slow Food Trentino a Terra Madre, resa possibile grazie alla collaborazione con Trentino Marketing, ha portato all’attenzione di appassionati e studiosi dei sistemi alimentari di tutto il mondo, le storie e le buone pratiche del nostro territorio, soluzioni moderne e sostenibili per affrontare le sfide che il sistema di produzione, distribuzione e consumo del cibo deve affrontare. Grazie agli incontri con produttori e territori è stato possibile confrontarsi anche su alcune criticità che richiederanno dialogo e percorsi condivisi per continuare a presentare, nell'edizione 2026 di Terra Madre, un Trentino che guarda al futuro delle sue produzioni e delle sue comunità.

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